Durante l’esame fisico vero e proprio si valuta la muscolatura del pavimento pelvico nella sua componente dolorosa e funzionale: forza, resistenza, alterazione di tono e ricerca di contratture.
Gli obiettivi della terapia sono:
- Ottimizzare il controllo del dolore, consapevoli che spesso parliamo di una gestione e non di una completa risoluzione.
- Ripristinare le funzioni colpite dal disturbo e migliorare lo stato di benessere fisico e psicologico.
- Migliorare la qualità di vita.
Il dolore causato dalla vulvodinia “arriva al cervello” sia dal punto di vista emotivo che neurofisiologico.
La fisioterapia, condotta da un esperto del settore, è una valida strategia per aiutare le donne che sperimentano la vulvodinia.
Sono stati stilati dalla comunità scientifica alcuni punti importanti nella cura della vulvodinia:
- Riduzione dei fattori scatenanti e degli stimoli irritativi.
- Trattamento delle disfunzioni del pavimento pelvico associate.
- Trattamento delle complicanze psicosessuali della sindrome dolorosa.
- Interruzione della percezione del dolore nell’area interessata.
La fisioterapia si focalizza, in questo preciso quadro, sulla funzione sessuale o più in generale su una precisa “disabilità” che la paziente vuole risolvere. Gli approcci sono diversi e cuciti addosso ad ogni singola donna.
La terapia manuale e l’esercizio terapeutico sono un validissimo aiuto. In questa maniera è possibile trattare la componente muscolare disfunzionale tramite tecniche miofasciali (muscolari) e di mobilizzazione articolare.
Questo genere di approccio permette anche di modulare il dolore. L’esercizio terapeutico ci aiuta ad esporre gradualmente la paziente all’attività considerata “dannosa”, abbattendo il muro della paura e “ricaricando” la funzione.