Partendo dal presupposto che uno dei concetti fondamentali del Pilates è l’ascolto e la concentrazione sul proprio corpo, il metodo Pilates risulta essere un’ottima attività fisica in quanto – oltre ad apportare benefici sul controllo posturale, tonificazione, fluidità dei movimenti e coordinazione – può essere impiegato con successo come attività di proseguimento alla riabilitazione pelvica vera e propria e soprattutto come prevenzione.
In una prima fase è consigliabile eseguire delle sedute singole in modo da focalizzare questi muscoli, prenderne coscienza e infine allenarli per arrivare a raggiungere un adeguato tono.
A nostro avviso è sconsigliabile inserire nei gruppi Pilates, anche se a numero limitato, persone che presentano evidenti patologie riferibili alla zona pelvica (prolasso, incontinenza sia urinaria che fecale ecc.) se non sono sufficientemente in grado di controllare questi muscoli in quanto ciò potrebbe aggravare la patologia stessa; sentiamo spesso di persone che hanno peggiorato la propria situazione frequentando corsi di attività fisica senza un attento controllo da parte dell’operatore. Non è il paziente che si deve adattare al metodo, ma è il metodo che deve essere adeguato per il paziente.
Ammesso che tutti i metodi siano suscettibili di modificazioni dettate, sia dalla situazione particolare che stiamo affrontando, sia dalla preparazione e dall’esperienza del terapista, anche il Pilates, valutando e selezionando gli esercizi più adeguati, può risultare sicuramente utile trattamento dei disturbi pelvici se inserito in un programma più vasto di approccio alla riabilitazione pelvica.
“Concentratevi sui movimenti corretti ogni volta che fate gli esercizi, in modo da non eseguirli impropriamente perdendo tutti i benefici vitali del loro valore. Svolti correttamente e padroneggiati al punto di reazione inconscia, questi esercizi rifletteranno grazia ed equilibrio nelle vostre attività di routine”.
Da «ritorno alla vita» di J.H. Pilates